Lungro (o Ungër o Ungra), piccola comunità di origine albanese, possiede una denominazione controversa; forse deriva dal cognome Ungaro piuttosto diffuso dall’XI secolo in poi. Le prime testimonianze del centro risalgono al 1195 quando Ruggero e Basilia, feudatari di Altomonte, concessero un monastero basiliano dedicato a Santa Maria delle Fonti e quindi sino al XV secolo il centro abitato era concentrato intorno all’abbazia. Solo intorno al 1480 approdarono i profughi balcanici insediandosi in tutto il territorio e lì vi rimasero. Simile agli altri centri arbëresh, il borgo ha mantenuto l’organizzazione urbanistica tipica di questa gente caratterizzata da vicoli e slarghi ed abbellito da palazzi padronali e luoghi di culto. Un castello del XVI secolo fortificava l’abitato e da un dipinto sappiamo che nel 1860 esisteva ancora la torre ma soggetta a vari rifacimenti e distruzioni è oggi ridotta a ruderi, visibili nel punto più alto del paese. Fondamentale per lo sviluppo economico del paese fu la salina, menzionata da Plinio il Vecchio, che venne considerata tra le più importanti miniere d’Europa di salgemma, tanto da produrre 70.000 quintali all’anno di sale, almeno sino al XIX secolo. La particolarità del centro di Lungro è la lingua albanese incontaminata, gli abitanti difatti hanno mantenuto la vera lingua d’origine sia dal punto di vista morfologico che sintattico. Inoltre il territorio di Lungro è inserito nel Parco Nazionale della Sila ed offre varie opportunità di svago e la possibilità di ammirare paesaggi incantevoli.
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