S. Sofia d’Epiro è un borgo situato sul versante destro del fiume Crati di cultura arbëresh. Originariamente il territorio era diviso in cinque borgate: S. Sofia, Pedalati, Appio, San Benedetto e Musti e constava di una popolazione piuttosto esigua che la peste ridusse maggiormente senza via di scampo, rendendo così il centro deserto. Fu per tale motivo che nel 1472 il vescovo di Bisignano, desiderando coloni per le sue terre, pensò di chiamare un gruppo di profughi che provenivano dall’Epiro e che si erano in quel periodo fermati nel rossanese. Così gli albanesi insediarono il territorio sui ruderi dell’antica Sofia ma la denominazione attuale gli venne conferita dopo l’Unità d’Italia, per distinguerla da S. Sofia di Forlì con l’aggiunta d’Epiro per commemorare gli abitanti che ripopolarono l’abitato. L’abitato di S. Sofia d’Epiro rispecchia l’urbanistica e le architetture della cultura arbëresh e passeggiando nel borgo è possibile ammirare i sottopassi fra le abitazioni (supporte), i vicinati (gjjttoni), stradine strette (rrugat), piazzette (sheshe), portali in tufo e varie chiese. Inoltre il territorio ricade anche nella Riserva Naturale del lago di Tarsia.