I luoghi di culto delle comunità arbëresh celebrarono per cinque secoli le funzioni liturgiche secondo il rito bizantino pur dipendendo, sia dal punto di vista ecclesiastico che da quello giuridico, dalla Chiesa di Roma: l’influsso della liturgia cattolica di rito latino fu notevole e portò ad una contaminazione della ritualità ortodossa originaria. Le comunità arbëresh ebbero la loro autonomia ecclesiastica nel 1919 con la fondazione della diocesi di Lungo: e da allora le chiese italo-albanesi diedero inizio ad un graduale processo di purificazione del rito bizantino, perfezionando la liturgia e incrementando l’iconografia sacra. Altro avvenimento decisivo fu il Sinodo eparchiale avviato dalla diocesi di Lungro nel 1995, che ha cercato di riappropriarsi della propria tradizione liturgica uniformandola alla spiritualità bizantina e alla lingua albanese. Per quanto concerne le icone, il Sinodo trascrive che: l’icona rende visibile la presenza Divina evocando il Mistero dell’Incarnazione; proibisce severamente l’introduzione di nuove statue e ordina di sostituire “pian piano” quelle già esistenti; si diffonda presso i fedeli la venerazione delle Sante Icone, si preghi dinanzi ad esse e si educhi il popolo a contribuire nel dotare le chiese di icone, affreschi e mosaici.
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