Popoli di Calabria
La Calabria è una regione che è stata attraversata, dominata e abitata da diversi popoli, ognuno dei quali ha lasciato segni tangibili del proprio passaggio, segni che sono entrati a fare parte dell'ampio patrimonio culturale e storico della regione.
Per le tre significative minoranze etnico-linguistiche, Albanesi, Grecanici e Valdesi, presenti sul territorio regionale, la Calabria ha prima costituito il luogo dove hanno trovato rifugio ed ospitalità, e dopo il luogo dove hanno potuto continuare a vivere fino a diventare la loro Patria. Gli originari usi, costumi e lingua, sono gli elementi turistici di maggiore attrazione. La comunità più consistente è quella Albanese, che si insediò in Calabria intorno al XV secolo, dopo la morte dell’ eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderberg e la successiva invasione dell’ Albania da parte dei Turchi. La grande maggioranza degli oltre 50 insediamenti fondati dagli albanesi sono ubicati in Calabria e le popolazioni sono ormai da tempo perfettamente integrate con quella italiana. La lingua parlata, oltre all’ italiano, è l’ arberesh; la religione è di rito greco-bizantino, con diocesi istituita a Lungro (CS) nel 1919 da Papa Benedetto XV. In Calabria, le comunità albanesi sono principalmente presenti nella provincia di Cosenza e sono: Frascineto; Lungro; San Basile; Firmo; Spezzano Albanese; San Giorgio Albanese; San Cosmo; San Demetrio Corone; Santa Sofia d’ Epiro; Falconara Albanese; Mongrassano; Cerzeto; San Martino di Finita; Pallagorio; Carfizzi; San Nicola dell’ Alto. Prima ancora degli albanesi, in Calabria si trasferirono, provenienti dal Piemonte e dalla Liguria, i Valdesi. Vi giunsero spinti dalle persecuzioni a cui erano stati soggetti in quanto seguaci dello scomunicato Pietro Valdo, e poi successivamente vennero decimati dall’ Inquisizione poiché avevano aderito alla Riforma protestante del XVI secolo. Oggi, in Calabria, sopravvive una piccola comunità ubicata nel comune di Guardia Piemontese, che si tramanda da sempre costumi e dialetti originari (altri comuni San Sisto dei Valdesi, San Vincenzo la Costa). La comunità Grecanica ha origini di insediamento molto più antiche di quelle degli albanesi e dei valdesi, poiché sembrerebbero risalire ai tempi della Magna Grecia (VIII sec. A. C.). Sono una minoranza etnico-linguistica di limitata numerosità, verso la quale si sono indirizzati gli interessi delle istituzioni regionali al fine di sostenere il mantenimento e la valorizzazione degli usi e delle tradizioni originarie, della cultura di un popolo a rischio di estinzione e tutto ubicato in alcuni piccoli comuni della provincia di Reggio Calabria: Roghudi; Roccaforte del greco; Gallicianò; Bova; Condofuri.
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Quarta Migrazione Albanese
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Tra le minoranze etniche della provincia di Cosenza quella di tradizione albanese è certamente la più diffusa. Gli “arbereshe”, come oggi vengono chiamati i discendenti dei primi coloni, subirono in più momenti della loro storia le invasioni in patria degli Ottomani e trovarono rifugio a più riprese nelle zone collinari e montane della Calabria Settentrionale. Gli abitanti dei centri italo-albanesi sono molto orgogliosi della loro cultura e delle loro tradizioni che hanno conservato gelosamente nel corso dei secoli. Oggi le testimonianze più rappresentative di questo incontro tra le due culture sono relative alla cosiddetta Quarta Migrazione Albanese, tra il 1473 e il 1480: a tale periodo risalgono i primi insediamenti di San Basile, Lungro, Firmo, Acquaformosa e Spezzano Albanese.
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La Presila Jonica Cosentina
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Sono molti i paesi italo-albanesi nella provincia di Cosenza : agli inizi del XV secolo si ebbe la prima di tante migrazioni di albanesi verso l’Italia Meridionale, che, nel tempo, diedero vita a comunità sempre più numerose. L’integrazione con la popolazione italiana non fu semplice, ma la gran parte degli arbereshe non cedette alle pur frequenti spinte all’italianizzazione provenienti da più parte e mantenne gelosamente le proprie tradizioni e la propria cultura. Oggi, chi visita i paesi arbereshe si ritrova catapultato in un mondo inaspettato, fatto di danze, feste popolari, arte e religiosità uniche, per non parlare della lingua, la cui base albanese si intreccia con i peculiari fonemi e le cadenze dei dialetti calabresi. La ritualità cristiano-bizantina è il tratto più caratteristico del folklore di queste comunità e motivo di richiamo turistico specie nei periodi delle festività liturgiche. Alla religione fanno infatti riferimento tutte le più importanti manifestazioni artistiche dei centri italo-albanesi: non soltanto chiese e santuari, ma anche musei, palazzi e pinacoteche. L’itinerario che qui proponiamo prevede un percorso da ovest verso est tra i paesi arbereshe della Presila Jonica Cosentina: da Santa Sofia d’Epiro a San Giorgio Albanese passando per San Demetrio Corone e San Cosmo Albanese.
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Popoli Arbereshe e Valdesi
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L’Appennino Paolano, nell’area nord-occidentale della Calabria, ospita sul suo territorio due minoranze etniche di grande tradizione e cultura: quella arbereshe (italo-albanese) e quella valdese. L’etnia arbereshe, molto diffusa anche in altre zone della Calabria e dell’Italia meridionale, è ben rappresentata da San Martino di Finita, Cerzeto e Mongrassano, mentre quella valdese è presente a San Vincenzo La Costa e Guardia Piemontese. Sulla venuta dei profughi albanesi in Calabria si hanno notizie dettagliate che permettono di ordinare le ondate migratorie in ben 9 periodi a partire dal XV secolo (l’ultimo dei quali è tuttora in atto), ma lo stesso non può dirsi per i seguaci della Riforma di Pietro Valdo. Dalla seconda metà del secolo XII, quando Pierre Valdes(noto anche come de Vaux e italianizzato in Valdesio o Valdo) cominciò la sua predicazione pubblica, i valdesi non ebbero vita facile e dovettero subire numerose persecuzioni, acuitesi a seguito della scomunica emanata da Papa Lucio III: concentrati soprattutto in Piemonte, i valdesi d’Italia riuscirono per lungo tempo a sfuggire ai molti tentativi di sterminio perpetrati ai loro danni nel corso dei secoli. Ed è proprio al periodo di una di queste ondate repressive che si fa risalire il loro arrivo in Calabria: gli scarsi e talvolta contrastanti documenti, però, non permettono di individuarne con certezza la data. In ogni caso sappiamo che, nonostante lo storico sterminio del 1561, in questa zona dell’odierna provincia di Cosenza la cultura valdese è ancora ben radicata: la popolazione di San Vincenzo e Guardia, pur non praticando più, se non in minima parte, il culto riformato del predicatore francese, ha saputo mantenere usi e costumi tradizionali che, uniti a forti tracce provenzali nel dialetto locale, rendono l’intera area un’isola culturale e linguistica di sicuro interesse.
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